I giovani in tempo di crisi riscoprono i mestieri del passato, soprattutto l'agricoltura. E non sono più solo i figli che rilevano o continuano l'attività del padre, o i laureati in Agraria. Secondo recenti statistiche della Confederazione Italiana Agricoltori, sono sempre di più i diplomati o i laureati che, a causa anche della crisi che chiude le porte dei loro settori, decidono di scommettere sulla vita dei campi. E si aprono così nuove opportunità per il futuro, dando vita a fattorie didattiche e a opere di bioedilizia.
Le opportunità offerte dal settore sono molte e le nuove generazioni investono sempre di più in agricoltura: si pensi che nel 2013 sono nate ben oltre 11mila imprese agricole, pari al 20 per cento delle imprese agricole neonate in Italia, e oltre il 17 per centro tra queste "new entry" ha un titolare di età inferiore ai 30 anni.
Il livello di scolarità degli agricoltori "under 30" è medio alta e, come dicevamo, non sempre direttamente affine al settore agricolo: ci sono, per esempio, educatori e psicologi che si dedicano all'agricoltura sociale e alle fattorie didattiche; esperti della comunicazione che gestiscono il marketing e la promozione dei prodotti sui mercati stranieri; economisti che amministrano l'azienda; erboristi e farmacisti che si dedicano alla fitoterapia o alla realizzazione di cosmetici naturali; architetti che fanno bio-edilizia producendo mattoni artigianali di argilla e paglia completamente eco-sostenibili e riciclabili.
L'agricoltura, insomma, non è più considerata un settore del passato ma ma un business innovativo e redditizio. Sono molti infatti i giovani che, con un po' di buona volontà e magari integrando la propria esperienza formativa, sono riusciti a reinventarsi un professione.